L'INTERVISTA
Pietro Dommarco, giornalista specializzato, lancia l'allarme: elevato rischio di danno ambientale
DA IL MATTINO DI AVELLINO 17 gennaio 2013
Loredana Zarrella
Pietro Dommarco, giornalista specializzato, lancia l'allarme: elevato rischio di danno ambientale
DA IL MATTINO DI AVELLINO 17 gennaio 2013
Loredana Zarrella
Presenterà il suo libro-inchiesta «Trivelle d’Italia- Perché il nostro
Paese è un paradiso per petrolieri» (Altreconomia Edizioni) nel Palazzo
De Leo a Frigento domani alle 18, portando la sua esperienza da
cittadino lucano insieme a quella di giornalista specializzato in
tematiche ambientali. Nel corso della presentazione, che sarà introdotta
da Giulio D’Andrea, de «Il Mattino» di Avellino, Pietro Dommarco,
collaboratore del mensile «Altreconomia», si confronterà, in un
dibattito aperto, con i cittadini che si stanno battendo contro il
permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi denominato Nusco.
Dopo le diverse assemblee pubbliche svoltesi a Gesualdo e a Paternopoli, è questa una nuova occasione di informazione sui rischi derivanti dalle estrazioni petrolifere, organizzata dal «Comitato No Trivellazioni petrolifere in Irpinia» di Gesualdo e dal «Rouge Spazi Pubblici Autogestiti» di Lioni.
Dopo le diverse assemblee pubbliche svoltesi a Gesualdo e a Paternopoli, è questa una nuova occasione di informazione sui rischi derivanti dalle estrazioni petrolifere, organizzata dal «Comitato No Trivellazioni petrolifere in Irpinia» di Gesualdo e dal «Rouge Spazi Pubblici Autogestiti» di Lioni.
Dommarco, perché l’Irpinia potrebbe essere un
paradiso per petrolieri? «Alle compagnie conviene trivellare in maniera
indiscriminata su tutto il territorio dal momento che in Italia ci sono
norme particolarmente agevoli verso queste attività. Qui infatti le
compagnie versano le royalties, compensazioni ambientali, più basse del
mondo. Per l’estrazione di gas e greggio in terraferma pagano una tassa
del 7%, per quella di greggio a mare il 4% mentre per estrarre gas a
mare pagano il 7% di tasse. Con la Norvegia, che è il primo produttore
di greggio in Europa, la differenza è spaventosa: qui alla tassa base
del 50% si aggiunge un’ulteriore tassa del 28%, quindi la somma è del
78%, parte di cui finisce in un fondo pensione, al servizio del welfare
state. In Danimarca le royalties sono del 70%, in Inghilterra vanno dal
32 al 50%, in Libia sono dell’80%, negli Stati Uniti del 50%».
Alla
tassazione più bassa del mondo si aggiunge poi un altro vantaggio:
«Esiste un tetto al di sotto di cui le compagnie non pagano alcuna
tassa: fino a 20 milioni di metri cubi di gas e fino a 20.000 tonnellate
di greggio estratti ogni anno, in terraferma, non versano nulla allo
Stato. 20.000 tonnellate che corrispondono a 150.000 barili. Si tratta
comunque di un buon introito (sono 100 euro di valore a barile)». Così
se la joint venture Italmin-Cogeid dovesse estrarre solo, si fa per
dire, 20mila tonnellate di greggio o meno, non verserà nessun
contributo.
Dommarco fa notare un’altra carta a favore per i
petrolieri: «Tutto quello che estrarranno fino all’autorizzazione
definitiva non sarà tassato». E aggiunge: «Anche se non dovessero
trovare nulla, alto resta il rischio, con la perforazione fatta, di
danni ambientali».
Non sorprende inoltre il giornalista di Rivello,
trasferitosi a Milano per motivi di lavoro, il fatto che si trivelli in
una zona a pochissima distanza dal centro abitato: «A Marsicovetere, in
Basilicata, hanno trivellato a circa 200 metri dal centro abitato e a
soli 800 metri in linea d’aria con l’ospedale di Villa d’Agri». Storie
di pozzi urbani diventati ormai consuetudine in tutta la Penisola. C’è
poi il discorso sulle risorse idriche, abbondanti in Irpinia: «L’acqua è
un bene vitale per le compagnie petrolifere. Non è un caso che abbiamo
scelto questo posto. Le trivellazioni avvengono infatti con acqua e
sostanze chimiche tossiche, che possono essere però impattanti per il
territorio».
Lancia poi un suggerimento: «Far perdere tempo con i
comitati di lotta è l’arma vincente così come è accaduto a Carpignano
Sesia, presso Novara, che con il caso di Gesualdo ha diversi punti di
contatto». La creazione di un impianto di esplorazione del sottosuolo
carpignanese, vicinissimo al centro abitato, è stata bloccata, per il
momento, da firme e osservazioni contro il piano di ricerca dell’oro
nero presentato dall’Eni. La Regione ha richiesto infatti alla società
di presentare integrazioni al progetto. A Carpignano Sesia le compagnie
hanno promesso milioni e milioni di royalties: «Ho fatto un calcolo, -
aggiunge il giornalista - in realtà ogni cittadino guadagnerebbe 5
centesimi di euro». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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