Una storia millenaria alle spalle e un presente che lo vede protagonista sulle tavole di tutto il mondo. Il vino, il miele del cuore, così come lo chiamava Omero, ha fatto registrare nel 2010 il record storico delle esportazioni: è di 3,7 miliardi di euro il fatturato realizzato dalle aziende italiane. Gli Stati Uniti, la Germania, la Russia e la Cina i paesi portabandiera dell’eccellenza del vino in Italia. da La Nuova Regione
Viene spesso ricordato come il nettare degli Dei ma l’immagine giù suggestiva è quella che ci suggerisce Omero: il miele del cuore. La parola “vino” ha origine infatti dal verbo sanscrito vena, che significa “amare”, da cui deriva anche il nome latino Venus (Amore) della dea Venere. Con una storia millenaria alle spalle, il miele del cuore ha affascinato e conquistato romanzieri, registi ma ha soprattutto deliziato i suoi consumatori.
Tutto il mondo invidia l’eccellenza del vino in Italia. Gli stessi dati diffusi dalla Coldiretti pochi giorni fa confermano la tendenza: nel 2010 si è registrato il record storico delle esportazioni di vino nel mondo, dove le aziende italiane hanno realizzato un fatturato stimato in 3,7 miliardi di euro, in aumento del 9%.
L’analisi, sulla base dei dati Istat relativi al commercio estero, mette in evidenza dati sorprendenti in merito alla voce più importante dell’export agroalimentare nazionale. Gli Stati Uniti, dove si realizza un quinto del fatturato e che hanno registrato lo scorso anno un incremento del 9%, hanno sorpassato la Germania dove la domanda è cresciuta solo di un punto percentuale. Ma è la Cina la vera sorpresa di questa ricerca: il valore del vino made in Italy è addirittura raddoppiato nel 2010 con un export aumentato del 102%. La Russia non è da meno. Il Paese del rublo, con un aumento del 51% e un valore delle esportazioni nel 2010 stimato in 100 milioni di euro, è diventato uno dei principali partner commerciali.
All’attenzione della Coldiretti anche la vendemmia del 2010, stimata su valori contenuti compresi tra i 45 ed i 47 milioni di ettolitri, con il 60 per cento della produzione che è destinato alla realizzazione dei 501 vini a denominazione di origine controllata, controllata e garantita e a indicazione geografica tipica: 330 vini Doc, 52 Docg e 119 Igt. Un’ottima annata secondo la Confederazione nazionale dei coltivatori diretti. Anche gli altri prodotti made in Italy sono stati più presenti sulle tavole straniere ma in generale il trend positivo delle esportazioni nel settore agroalimentare, precisa la Confederazione, non si è trasferito adeguatamente alle imprese agricole dove si registrano ancora quotazioni al di sotto dei costi di produzione. In progetto, per risolvere la questione, vi è la realizzazione di una filiera agricola che permetta di tagliare le intermediazioni e garantire agli agricoltori prodotti al giusto prezzo.
Dati e stime a parte, resta inconfutabile l’eccellenza dei prodotti alimentari e del vino in Italia. Per Marco Starace, sommelier professionista e consigliere nazionale dell’Associazione italiana sommeliers (Ais)«la Campania vanta oltre tremila anni di storia ed esprime fuoriclasse come il Taurasi, il Fiano d'Avellino, il Greco di Tufo. E’ la regione che esprime nei vitigni autoctoni la vera forza enoica: Falanghina, Biancolella, Asprinio, Aglianico, Pallagrello, Casavecchia, Piedirosso solo per citarne alcuni; uno scrigno di sapori e di saperi che il mondo (del Vino) ci invidia».
L’Ais intende promuovere la figura del sommelier nella ristorazione e porsi come ambasciatore del vino italiano del mondo affiancandosi agli enti pubblici nelle fiere e negli eventi di settore. In programma, nei prossimi mesi, due grandi eventi per festeggiare il 150° anno dell’unità d’Italia, al Vinitaly e al congresso Ais a Lecce.
Tutto il mondo invidia l’eccellenza del vino in Italia. Gli stessi dati diffusi dalla Coldiretti pochi giorni fa confermano la tendenza: nel 2010 si è registrato il record storico delle esportazioni di vino nel mondo, dove le aziende italiane hanno realizzato un fatturato stimato in 3,7 miliardi di euro, in aumento del 9%.
L’analisi, sulla base dei dati Istat relativi al commercio estero, mette in evidenza dati sorprendenti in merito alla voce più importante dell’export agroalimentare nazionale. Gli Stati Uniti, dove si realizza un quinto del fatturato e che hanno registrato lo scorso anno un incremento del 9%, hanno sorpassato la Germania dove la domanda è cresciuta solo di un punto percentuale. Ma è la Cina la vera sorpresa di questa ricerca: il valore del vino made in Italy è addirittura raddoppiato nel 2010 con un export aumentato del 102%. La Russia non è da meno. Il Paese del rublo, con un aumento del 51% e un valore delle esportazioni nel 2010 stimato in 100 milioni di euro, è diventato uno dei principali partner commerciali.
All’attenzione della Coldiretti anche la vendemmia del 2010, stimata su valori contenuti compresi tra i 45 ed i 47 milioni di ettolitri, con il 60 per cento della produzione che è destinato alla realizzazione dei 501 vini a denominazione di origine controllata, controllata e garantita e a indicazione geografica tipica: 330 vini Doc, 52 Docg e 119 Igt. Un’ottima annata secondo la Confederazione nazionale dei coltivatori diretti. Anche gli altri prodotti made in Italy sono stati più presenti sulle tavole straniere ma in generale il trend positivo delle esportazioni nel settore agroalimentare, precisa la Confederazione, non si è trasferito adeguatamente alle imprese agricole dove si registrano ancora quotazioni al di sotto dei costi di produzione. In progetto, per risolvere la questione, vi è la realizzazione di una filiera agricola che permetta di tagliare le intermediazioni e garantire agli agricoltori prodotti al giusto prezzo.
Dati e stime a parte, resta inconfutabile l’eccellenza dei prodotti alimentari e del vino in Italia. Per Marco Starace, sommelier professionista e consigliere nazionale dell’Associazione italiana sommeliers (Ais)«la Campania vanta oltre tremila anni di storia ed esprime fuoriclasse come il Taurasi, il Fiano d'Avellino, il Greco di Tufo. E’ la regione che esprime nei vitigni autoctoni la vera forza enoica: Falanghina, Biancolella, Asprinio, Aglianico, Pallagrello, Casavecchia, Piedirosso solo per citarne alcuni; uno scrigno di sapori e di saperi che il mondo (del Vino) ci invidia».
L’Ais intende promuovere la figura del sommelier nella ristorazione e porsi come ambasciatore del vino italiano del mondo affiancandosi agli enti pubblici nelle fiere e negli eventi di settore. In programma, nei prossimi mesi, due grandi eventi per festeggiare il 150° anno dell’unità d’Italia, al Vinitaly e al congresso Ais a Lecce.
Nell’elenco del ministero delle Politiche agricole figurano, per la Campania, tre Docg (Fiano di Avellino, Greco di Tufo, Taurasi), 19 Doc, tra cui l’Aglianico, il Taburno, il Penisola Sorrentina, il Solopaca, e numerosi Igt come il Beneventano, il Roccamonfina e il Terre del Volturno. «Vini che non si possono banalizzare come semplici bevande – afferma Starace – ma che sono, invece, espressione di un territorio, di uomini e di idee». Le Enoteche regionali, istituite lo scorso anno con il progetto Vigna Felix, dovrebbero dar vita a una rete strategica per la valorizzazione e la divulgazione della cultura del vino.
Mentre si attende che si sviluppi un vero turismo enogastronomico in Campania, sostenuto dalle istituzioni, gli amanti del vino possono piacevolmente abbandonarsi alla degustazione del miele del cuore, a quell’eccellenza, tutta campana, «data da qualità – come precisa Starace - quali l'armonia, il corpo, l'eleganza, la piacevolezza: in sostanza un piccolo lembo di paradiso racchiuso in un sorso».
Mentre si attende che si sviluppi un vero turismo enogastronomico in Campania, sostenuto dalle istituzioni, gli amanti del vino possono piacevolmente abbandonarsi alla degustazione del miele del cuore, a quell’eccellenza, tutta campana, «data da qualità – come precisa Starace - quali l'armonia, il corpo, l'eleganza, la piacevolezza: in sostanza un piccolo lembo di paradiso racchiuso in un sorso».
Loredana Zarrella
07/02/2011
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