L'arte ritrovata
Dopo il restauro, riapre il santuario di Santa Maria. Sabato la cerimonia a Grottaminarda
DA IL MATTINO DI AVELLINO 1 novembre 2012
Loredana Zarrella
Ha una struttura completamente messa a nuovo ma un’anima antica e un manto di fede che da secoli l’avvolge. Si respira il vecchio e il nuovo insieme nel ristrutturato Santuario di Santa Maria di Carpignano, luogo di fede e di riflessione ma anche spazio di confronto e sede di convegni.
Sabato sarà giorno di festa in questa piccola frazione di Grottaminarda: si restituisce ufficialmente alla comunità il complesso religioso in una veste nuova, dopo i lavori di ristrutturazione. Alle 17,30 la cerimonia di dedica del nuovo altare, presieduta da Giovanni D’Alise, vescovo di Ariano Irpino-Lacedonia e concelebrata dal Provinciale dei Padri Mercedari Franco Podda. Il dipinto ad olio su tavola della Madonna Nera (205 per 75 centimetri), opera di autore ignoto, icona bizantina oggetto di diversi rifacimenti e restauri nei secoli (gravi i danni causati dal terremoto del 23 novembre 1980), è stato intanto ricollocato al suo posto, dopo essere stato custodito nel museo del santuario. Troneggia ora sul nuovo altare in onice di Gesualdo, la stessa pietra con cui sono stati realizzati anche l’ambone, il basamento del tabernacolo e il fonte battesimale (realizzati dallo scultore Egidio Iovanna utilizzando anche il marmo di Carrara). Del XII secolo è l’inconfondibile sviluppo verticale dell’immagine su tavola di noce mentre gli interventi successivi sull’opera ci hanno consegnato una raffigurazione mariana tipicamente cinquecentesca, collocabile nel XVII secolo anche in base alla tecnica pittorica.
Maria,
avvolta in un mantello trapunto di stelle, tiene in braccio il bambino Gesù
mentre, dietro, due angeli sostengono un panneggio color porpora. In basso una
scritta indica l’anno del ritrovamento della tavola, il 1150 (la scritta, in
latino, inserita nel restauro del 1600, recita «Cryspiniana Mater Dei inventa
A.D. 1150…renovata ex voto Angeli», ossia «La madre di Dio di Carpignano
trovata nel 1150, restaurata per voto di un angelo»). Si narra infatti che fu
un pastore a trovare l’icona su un albero di carpine (termine da cui deriva,
appunto, il luogo, prima noto come Crispignano). Da allora l’immagine sacra
venne custodita in una cappella rurale, fino al 1859, quando, la popolazione di
Grottaminarda, ottenuta la pioggia dopo un periodo di siccità, fece voto di
costruire una nuova Chiesa, che fu poi inaugurata nel 1861. Sempre più luogo di
culto e pellegrinaggio, il Santuario crebbe di importanza con l’affidamento
all’ordine dei Padri Mercedari, nel 1901. Da allora, fino ad oggi, il lavoro di
ampliamento e miglioramento del complesso non si è mai arrestato. Venne
edificato un convento e il santuario, nel 1911, fu elevato a parrocchia,
separata da quella di Grottaminarda.
Allora, come oggi, e a testimonianza della
forte devozione alla Vergine, determinante è sempre stato il contributo dei
fedeli, anche quegli emigrati in America, alla manutenzione della struttura. Un
progetto di ampio respiro portato avanti, oggi, con grande costanza da Padre
Antonio Venuta e che collega la struttura al già consolidato itinerario di fede
della zona e oltre, fino a San Giovanni Rotondo. Visitato da Padre Pio mentre
era studente di teologia morale presso il convento di Gesualdo, il Santuario di
Carpignano è oggi nota meta di pellegrinaggio. Tiene a precisare l’importante
lavoro di restyling del santuario il direttore dei lavori, l’ingegnere Antonio
Michele Uva: «Nel corso dei lavori sono state rinvenute, nella zona
presbiteriale, le fondamenta in pietra dell’antica chiesa demolita in seguito
ai danni subiti dal sisma del 1980 e su indicazione dei funzionari della
Soprintendenza (arch. Cinzia Vitale e dott. Giuseppe Muollo) è stata messa in
opera una pavimentazione in vetro per lasciare a vista la traccia di questa
memoria storica».
Diversi gli artisti che hanno contribuito alla trasformazione
del Santuario: la restauratrice Margherita Gramaglia, con il collaboratore
Luigi Prudente, ha realizzato trompe l’oeil sotto la volta a crociera e sulle
lesene e ha dipinto angeli in volo con trombe sulle lunette dell’arco trionfale,
decorato anche da un ricco festone floreale in stucco e dall’antico stemma
mercedario. Lo scultore Salvatore Fucci di Fontanarosa ha scolpito una via
crucis lignea, posta sopra gli archi laterali dell’aula, la zona compresa tra
la facciata e il presbiterio. Nuova la pavimentazione della chiesa: nell’aula è
in marmo nazionale con fondo giallo mentre l’onice bianco indiano è stato usato
per il presbiterio e il transetto dove, in corrispondenza della volta, quattro
grosse lastre sono state sistemate in modo da far formare alle venature
(tecnicamente «macchia aperta») una croce greca.
Nella struttura il problema
dell’acqua, abbondante nel sottosuolo, è stato superato sfruttando le
potenzialità dell’ingegneria e dell’architettura: nelle grotte, esistenti dall’Ottocento,
ora scorre lungo un percorso suggestivo, tra piccoli ruscelli e fontane. ©
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