sabato 25 agosto 2012

Il Bene e il Male appesi a un filo

Il Volo dell'angelo a Gesualdo: domani il rito della sacra rappresentazione

IL MATTINO DI AVELLINO 25 agosto 2012

Loredana Zarrella
    È una rappresentazione che si rinnova, puntuale, ogni anno, l’ultima domenica di agosto, un appuntamento inviolabile per ogni gesualdino, del residente e dell’emigrante che torna durante le ferie estive. Così, anche questa volta grande è l’attesa per «Il volo dell’angelo a Gesualdo», manifestazione che mette in scena l’eterna lotta tra il Bene e il Male, in occasione dei festeggiamenti in onore a San Vincenzo Ferreri, protettore del paese.
   Sono l’angelo e il diavolo i protagonisti, rispettivamente interpretati da un bambino e da un ragazzo. Verso le 13, avvolto in una veste dai colori tenui, armato di spada ed elmetto piumato, è l’angelo a parlare per primo, dopo aver raggiunto il punto centrale di piazza Neviera, in volo: proprio in volo, dal momento che il piccolo viene legato a un gancio di sicurezza scorrevole e appeso a un cavo di acciaio, lungo circa centocinquanta metri, teso tra le mura del castello e il campanile della Chiesa del Santissimo Rosario. Un percorso lungo il quale verrà tirato due volte, alle 13 e poi in tarda serata, a ritroso, dalla chiesa all’antico maniero.
Sospeso a un’altezza di 25 metri, l’angelo-bambino (quest’anno è stato scelto Alessio) si rivolge al Santo taumaturgo e alla folla («O glorioso San Vincenzo Ferreri, io dall'alto vengo e ti saluto...mi rallegro con te del grande onore che ti rende questo popolo festante») per poi lanciare, infine, la sfida al diavolo («lode a te...a dispetto di Satana e di tutto l’Inferno»). La replica, pronta e minacciosa («Quale esile fiato accenna al mio nome?»), arriva da un palchetto sottostante: è il diavolo che, come una spaventosa figura nera con corna, coda e forca, tra fumo e rumori assordanti, fa il suo ingresso, ricordando il suo immenso potere sugli uomini, schiavi di vizi e debolezze («Sono io che armo la mano della violenza. Sono io che spezzo i vincoli dei giuramenti più sacri. Sono io che inietto veleno nel cuore di ogni tiranno, affinché popoli interi non trovino pace...e disperati, cadano ai miei piedi»).
  
Attesa, come sempre, è la parte, per così dire, personalizzata, in cui Lucifero, già da alcuni anni interpretato da Oreste D’Addese, fa riferimento ai mali del nostro tempo. La sua inevitabile sconfitta lascerà lo spazio scenico solo al blu del cielo, da dove, incontrastato, l’angelo vittorioso saluterà e incoraggerà la folla a resistere alle tentazioni. Il saluto definitivo al popolo di Gesualdo ci sarà intorno alle 20,30, dopo la processione. Sempre in volo, lassù, nel cielo diventato ora di un blu scuro intenso puntellato di piccole luci, l’angelo farà la sua benedizione e lancerà un cestino pieno di coriandoli che verrà raccolto da un fortunato spettatore.
  
 Dell’origine della rappresentazione non si ha una traccia certa. Da un manifesto si sa che il 1822 fu l’anno della prima festa in onore di San Vincenzo Ferreri ma dell’esordio del volo dell’angelo non si hanno precisi riferimenti. Dai pochi dati emersi dall’archivio della Confraternita della Chiesa del Santissimo Rosario si è risaliti solo a un intervallo di tempo: il 1833, anno in cui si costituì il primo comitato festa e il 1876, quando la fune, allora di canapa, si spezzò ma il bambino miracolosamente si salvò, cadendo sugli alberi sottostanti. Certo è che la festa di un tempo era legata fortemente ai tempi del raccolto e che il famoso volo solo successivamente venne collegato con la festa in onore del santo taumaturgo. Prima degli anni ’60 la rappresentazione si svolgeva tutta entro le 15 circa, dopo la processione mattutina. Il volo, dal castello al campanile e viceversa, avveniva quindi in un arco di tempo più breve.
  
Domani, la tradizione si ripete e il popolo gesualdino è pronto ad accogliere il saluto del nuovo angelo dai riccioli rossi. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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