giovedì 5 maggio 2011

Gesualdo ricorda il colonnello Calò, un martire caduto per la pace

DAL MATTINO DI AVELLINO 05/05/2011 - prima pagina

A pochi giorni dall’uccisione di Osama Bin Laden e nell’anno della transizione delle missioni internazionali in Afghanistan, il ricordo dei caduti si carica di nuovi significati. In quest’atmosfera, di sollievo misto a una rabbia mai sopita, Gesualdo commemora il suo eroe, caduto nel Paese islamico dei talebani e della sharia. Il tenente colonnello Carmine Calò venne ucciso il 22 agosto 1998 in un agguato lungo le strade di Kabul. Domani alle 10 il ricordo in piazza Neviera con le autorità militari, civili e religiose, alla presenza della moglie e delle due figlie del colonnello.

Calò, il colonnello caduto a Kabul per la pace

Onore a Carmine Calò, nato a Gesualdo il 7 maggio 1950, e onore ai martiri del Risorgimento, in nome del tricolore e in occasione dei festeggiamenti per l’Unità d’Italia. Una targa, posta vicino al Monumento ai caduti, ricorda il colonnello. Eroi morti in guerra, vicini nella speranza di un cambiamento. «Non intendiamo dimenticare il sacrificio di questo nostro compaesano che ha immolato la sua vita per la pace», spiega il sindaco Carmine Petruzzo. Calò fu vittima di un attentato mentre viaggiava su un auto dell’Onu insieme a un diplomatico francese. Una raffica di kalashnikov interruppe la sua missione: negoziare, da osservatore delle Nazioni Unite, i rapporti tra talebani al potere e forze dell’opposizione. Ruolo scomodo per gli integralisti e pretesto legittimo dunque per una rappresaglia, dopo l’attacco americano della sera prima. Calò viaggiava disarmato ma con divisa militare. Attacco non certo estraneo alla storia dei decenni successivi. Segno che l’Afghanistan dell’allora mullah Omar non è così poi diverso da quello attuale del presidente Hamid Karzai, dove il bersaglio prediletto è sempre l’Onu con le sue sedi contrassegnate dalla bandiera blu, la stessa che avvolse il feretro del colonnello Calò. Nel regno islamico dell’instabilità politica hanno perso la vita militari, alti funzionari e giornalisti, come Maria Grazia Cutuli che, sulle pagine del «Corriere della Sera», raccontò l’imboscata all’auto blu del colonnello di origine irpina. Nato a Gesualdo e cresciuto dallo zio perché rimasto senza genitori, Carmine iniziò la carriera militare a soli 16 anni. Ufficiale dei carristi, poi ufficiale specialista di elicotteri fino a diventare portatore di pace nelle missioni internazionali. In Libano negli anni Ottanta, nella ex Jugoslavia come osservatore militare della Comunità europea, in India e Pakistan nelle vesti di osservatore dell’Onu. In Afghanistan arrivò per sostenere la missione «United Nations Special Mission in Afghanistan» in quanto Consigliere militare del rappresentante speciale del segretario generale delle Nazioni Unite. Compito che svolse «con grandissimo spirito di sacrificio, altissima professionalità e non comuni doti umane», come si legge nella motivazione del decreto del Presidente della Repubblica con cui gli fu concessa la medaglia d’oro al valor militare.
Ad Eboli, dove costruì la sua famiglia, viene commemorato in occasione dell’anniversario della sua morte. Strade, targhe e monumenti in suo onore ricordano un militare, caduto sotto l’egida delle Nazioni Unite. Nel cuore dei colleghi e della famiglia il monumento in ricordo di un uomo, amante dello sport, vissuto per la pace.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Loredana Zarrella

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